Il vino che viene dal mare

Siamo nel 1700: i mari della Sicilia sono solcati da navi inglesi, francesi e spagnole. Sono anni di imperialismo forsennato per le potenze europee, che si contendono il predominio delle terre emerse, e i più accorti già sanno che non è con le armi che si gioca la partita, ma con i denari; il tentativo è infatti quello di tessere fitte tele di commerci dall’Occidente all’Oriente, portando le più varie specialità da una parte all’altra del mondo e diventando fornitori chiave per intere aree geografiche. Un giorno, l’inglese John Woodhouse approda a Marsala e ha modo di assaggiare questo vino locale affinato in piccole botti di rovere; intuendo subito il suo potenziale tra l’alta borghesia e la nobiltà inglese, se ne porta qualche barile a casa, addizionandolo con dell’acquavite di vino per aumentarne il grado e preservarlo nel lungo viaggio in mare. Ecco il Marsala: un vino liquoroso, intenso, ricco di profumi che solo il sole di Sicilia sa regalare. Sarà circa mezzo secolo dopo, nel 1833, che Vincenzo Florio fonderà la prima cantina di Marsala interamente italiana, seguito a ruota da Don Diego Rallo.